lunedì 19 marzo 2012

Lo spostamento della popolazione verso la città

Il moltiplicarsi delle fabbriche e il continuo aumento di richiesta di manodopera comportò uno spostamento di persone dalle campagne alle città sempre maggiore.
Nel corso del XIX secolo la popolazione urbana europea crebbe a un ritmo impressionante. Un primo parametro che rende efficace l'entità di questa crescita è costituito dal rapporto percentuale tra la popolazione rurale e quella urbana.
Nel 1850 ben metà della popolazione inglese viveva in centri definibili come "urbani" e questa condizione venne raggiunta anche dalla Germania, dal Belgio e dalla Francia. Nonostante ciò. il tasso di urbanizzazione restò inferiore al 50% fino agli anni Cinquanta del Novecento. Un altro parametro indicativo dello sviluppo urbano ottocentesco fu il moltiplicarsi delle "grandi città", ovvero dei centri urbani con una popolazione superiore al milione di persone. Anche in questo caso fu l'Inghilterra a battere ogni record superando i 2 milioni di abitanti verso il 1850 caratterizzato però da un sovraffollamento e da uno spettacolo di degrado urbanistico e sociale dei quartieri più poveri.
Metropoli e il termine che si usa per definire questi agglomerati urbani diverso però dal significato originale. Nell'antichità esso veniva utilizzato per indicare la città madre da cui dipendevano le colonie e successivamente, nel mondo latino-cristiano, il capoluogo di una provincia ecclesiastica. Oggi invece designa un agglomerato urbano di ingenti dimensioni, centro politico ed economico.
A delineare il nuovo volto delle metropoli europee concorsero due fattori importanti. Il primo fu la nascita delle ferrovie, che rafforzò i collegamenti tra i vari centri urbani, creò infrastrutture per il successivo sviluppo dei trasporti sotterranei e portò nel cuore delle città i segni sempre più visibili dei mutamenti economici e sociali dell'industrializzazione. La rete ferroviaria modificò la pianta di numerosi centri urbani ad esempio a Venezia, la quale per essere raggiunta dai binari fu collegata alla terraferma.
In secondo luogo ci fu l'abbattimento delle mura che delimitavano il perimetro delle città. A determinarlo furono una serie di fattori come i problemi economici legati alla manutenzione della cinta muraria e la volontà di guadagnare nuovi spazi per l'espansione urbana.

lunedì 5 dicembre 2011

Società e città a misura dell'uomo!

Tra i membri della media borghesia cresceva il desiderio di ritagliarsi una dimensione in cui fosse possibile esprimere i propri valori e le proprie aspirazioni: la casa si trasformò in uno spazio gelosamente custodito e la cura del giardino a scopo puramente ornamentale. Questo divenne la pratica più rappresentativa di questo nuovo atteggiamento di classe. 
Tra le file della borghesia ci fu chi tentò di trovare una soluzione al degrado dell'ambiente urbano e ai suoi effetti negativi sul piano sociale.
Parallelamente all'affermarsi della città industriale cresceva la consapevolezza delle sue carenze e la volontà di porvi rimedio, e se tale volontà si tradusse talvolta in semplici tentativi di risolvere problemi specifici e concreti, altre volte sfociò nella creazione di "utopie sociali" o nella progettazione di città ideali ispirate a un'ideologia di impianto socialista.

lunedì 7 novembre 2011

La povertà e il degrado dei nuovi centri urbani!

Intorno alle fabbriche crebbero disordinatamente le abitazioni del proletariato industriale: poveri e miseri tuguri spesso senza acqua, in cui affollamento e sporcizia producevano un degrado fisico e morale. Queste cattive condizioni igieniche unite all'eccessiva concentrazione di persone nello stesso luogo e alle poche risorse alimentari favorirono la diffusione delle epidemie: nell'arco dell'Ottocento il tifo, il colera e il vaiolo colpirono la popolazione dei maggiori centri europei causando vittime tra i più poveri, in particolare tra i bambini.
L'incapacità di smaltire adeguatamente le enormi quantità di rifiuti e di detriti prodotti dalla lavorazione industriale portò ad ammassarli in modo disordinato nell'ambiente, mentre gli scarichi delle fabbriche inquinavano i corsi d'acqua e le loro ciminiere ammorbavano l'aria.
Di fronte all'aggravarsi della situazione, molte tra le famiglie delle classi più benestanti intrapresero una strada destinata a essere percorsa anche nei secoli successivi: la fuga verso le fasce suburbane, cioè verso aree immediatamente contigue alla città, ma al di fuori di mura urbane, che gradualmente si trasformarono esclusivamente residenziali.
A determinare questa scelta, oltre alla volontà di chi di chi aveva i mezzi per farlo di allontanarsi dal caos e dall'inquinamento dei centri urbani, concorse anche il progressivo accentuarsi della separazione tra gli "spazi di lavoro" e gli "spazi della vita".

Dalla rivoluzione agricola a quella industriale!


In Inghilterra, tra i secoli XVIII e XIX iniziò una trasformazione profonda del sistema produttivo chiamata dagli studiosi "rivoluzione industriale", che si estesa rapidamente in tutta Europa.    
Alle radici della rivoluzione industriale si trova un'altra rivoluzione: la rivoluzione agricola, che consiste  nell'introduzione di nuove e più efficaci tecniche di coltivazione e anch'essa si scatenò tra il XVIII e XIX secolo dagli Enclosures Acts ovvero le leggi sulle recinzioni. Con tali leggi il Parlamento inglese obbligava i proprietari terrieri  a recintare i proprio terreni, delimitandoli così alle "terre comuni", utilizzabili da tutti.
A questi mutamenti si aggiunsero poi alcune innovazioni tecnologiche come l'invenzione della macchina a vapore. Inizialmente veniva utilizzata nella lavorazione delle fibre tessili e successivamente utilizzata anche in altri settori dell'attività economica (come la lavorazione dei metalli), la macchina a vapore permise un incremento della produttività e determinò il sorgere di grandi unità lavorative in cui era possibile concentrare un elevato numero di macchinari e molti operai addetti al loro funzionamento. Nascevano così le fabbriche.