Il moltiplicarsi delle fabbriche e il continuo aumento di richiesta di manodopera comportò uno spostamento di persone dalle campagne alle città sempre maggiore.
Nel corso del XIX secolo la popolazione urbana europea crebbe a un ritmo impressionante. Un primo parametro che rende efficace l'entità di questa crescita è costituito dal rapporto percentuale tra la popolazione rurale e quella urbana.
Nel 1850 ben metà della popolazione inglese viveva in centri definibili come "urbani" e questa condizione venne raggiunta anche dalla Germania, dal Belgio e dalla Francia. Nonostante ciò. il tasso di urbanizzazione restò inferiore al 50% fino agli anni Cinquanta del Novecento. Un altro parametro indicativo dello sviluppo urbano ottocentesco fu il moltiplicarsi delle "grandi città", ovvero dei centri urbani con una popolazione superiore al milione di persone. Anche in questo caso fu l'Inghilterra a battere ogni record superando i 2 milioni di abitanti verso il 1850 caratterizzato però da un sovraffollamento e da uno spettacolo di degrado urbanistico e sociale dei quartieri più poveri.

A delineare il nuovo volto delle metropoli europee concorsero due fattori importanti. Il primo fu la nascita delle ferrovie, che rafforzò i collegamenti tra i vari centri urbani, creò infrastrutture per il successivo sviluppo dei trasporti sotterranei e portò nel cuore delle città i segni sempre più visibili dei mutamenti economici e sociali dell'industrializzazione. La rete ferroviaria modificò la pianta di numerosi centri urbani ad esempio a Venezia, la quale per essere raggiunta dai binari fu collegata alla terraferma.
In secondo luogo ci fu l'abbattimento delle mura che delimitavano il perimetro delle città. A determinarlo furono una serie di fattori come i problemi economici legati alla manutenzione della cinta muraria e la volontà di guadagnare nuovi spazi per l'espansione urbana.
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